La nuova Polonia europeista di Tusk

La nuova Polonia europeista di Tusk

Dopo otto anni sotto il Partito Diritto e Giustizia (PiS), la Polonia cambia rotta politica. Alle elezioni vince il partito europeista di Donald Tusk.

Tira aria di cambiamento in Polonia, a seguito delle recenti elezioni svoltesi il 15 ottobre. Secondo i poll, nonostante il Pis abbia raggiunto il 35,38% dei voti, la coalizione di Donald Tusk ha prevalso con il 53,71%. L’alleanza formata da Tusk si struttura come segue: il partito europeista Coalizione Civica (Ko) di Donald Tusk con il 30,70% dei consensi, il centro-destra Terza Via con il 14,40% dei consensi e infine il partito social-democratico La Sinistra che ha ottenuto l’8,61%. Questa svolta politica rappresenta la fine degli otto anni del PiS, guidati da Jaroslaw Kazcynski.

La Polonia di Kazcynski

Durante i suoi due mandati, il PiS aveva radicalmente trasformato la Polonia, non solamente allontanandola dall’Unione europea ma anche adottando politiche interne che hanno cambiato la vita dei cittadini. Nel 2016, il PiS aveva introdotto il pagamento degli assegni familiari, definito come programma “500 Plus”. I genitori ricevevano 500 zlotys, circa 112 euro, per bambino al mese. Durante la campagna elettorale di quest’anno, dato il successo riscosso dal programma precedentemente, il PiS aveva promesso un aumento a 800 zlotys al mese per il 2024. Oltre a ciò, le pensioni avevano subito un aumento esponenziale dal 2016 con il PiS al potere. Queste politiche di welfare, seppur molto dispendiose, avevano aiutato il partito a guadagnare consensi con la promessa di ulteriori miglioramenti in caso di rielezione lo scorso 15 ottobre.

Oltre a queste politiche, il PiS aveva attuato una riforma della giustizia nel 2019 che, secondo la Corte di Giustizia dell’Unione europea, aveva infranto il diritto europeo. La riforma modificava le norme nazionali relative all’organizzazione dei tribunali ordinari, dei tribunali amministrativi e della Corte suprema. Per questo, l’Europa aveva imposto delle sanzioni oltre che definire la riforma come un violazione dei principi generali dell’autonomia, del primato, dell’efficacia, dell’applicazione uniforme del diritto dell’Unione e dell’effetto vincolante delle sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea.

Meno libertà e meno diritti

Nonostante tutte le politiche introdotte, la Polonia di Kazcynski negli scorsi anni ha fatto più scalpore per i cambiamenti sociali. Partendo dall’indipendenza dei media che è andata persa nel momento in cui il PiS è giunto al potere nel 2015. I media pubblici erano finiti sotto il controllo del governo che aveva attuato una forte propaganda a favore del partito. I giornalisti indipendenti che non volevano seguire la linea del governo, sono stati licenziati o costretti alle dimissioni.

Anche i diritti delle persone della comunità LGBTQ+ e dei migranti sono stati colpiti. Il Presidente Andrzej Duda, molto vicino al PiS, aveva dichiarato nel 2020 che le persone della comunità LGBTQ+ non fossero persone e che il tutto fosse semplicemente un’ideologia. I migranti, invece, sono stati definiti dal PiS come una minaccia alle tradizioni e ai valori cattolici dei polacchi.

Inoltre, la Polonia, durante il mandato del PiS, è stata dichiarata come il paese più restrittivo in Europa per quanto riguarda le leggi abortiste. Nell’ottobre 2020, la Corte costituzionale polacca aveva approvato una legge che approvava l’aborto solo in caso di stupro o di pericolo per la vita della madre. Questo quindi costringeva i genitori di figli disabili o senza speranza di vita di portare a termine le gravidanze.

La vittoria di Tusk

Più del 70% di affluenza alle urne ha probabilmente aiutato il partito europeista a sigillare il proprio trionfo. Donald Tusk, durante la sua campagna elettorale, aveva promesso di cambiare la Polonia. Davanti ai suoi sostenitori, ha esultato “La Polonia ha vinto, la democrazia ha vinto”. Secondo quanto promesso da Tusk, dobbiamo aspettarci una nuova Polonia aperta al dialogo con l’Europa, che dimostra un forte impegno a favore della tolleranza e sostenitrice dei diritti di uomini e donne.

A cura di

Rachel Anne Andres Rialo

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