Sudan, violata l’ennesima tregua

Sudan, violata l’ennesima tregua

Maggio 24, 2023 0 di Andrea Bocchini

Continuano le violenze nel paese a più di un mese dall’inizio della guerra civili, i tentativi di conciliazione per fermare le violenze tra esercito e paramilitari falliscono

Nella giornata di lunedì è cominciata una nuova tregua di sette giorni in Sudan, paese dell’Africa nord-orientale dove, da più di un mese l’esercito regolare si trova a dover combattere contro il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF) per il controllo del paese.

La tregua doveva permettere alla popolazione di essere assistita dagli aiuti umanitari, ma come successo per i precedenti tentativi di stop ai combattimenti, anche questa tregua è stata subito violata. Nel frattempo, il Sudan sta attraversando una delle peggiori crisi umanitarie.

Gli scontri sono cominciati a metà aprile: l’esercito regolare del Sudan e il potente gruppo RSF – un esercito parallelo che conta tra i 70 e i 100mila membri – hanno iniziato a farsi guerra. Le forze del Sudan sono comandate dal presidente del paese, il generale Abdel Fattah al Burhan, mentre i paramilitari sono guidati dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto anche con il nome di Hemedti, ed è anche vicepresidente del paese.

Il tentativo di conciliazione fallito

Dopo diversi colloqui nella città saudita di Gedda, Stati Uniti e Arabia Saudita avevano negoziato una nuova tregua, cominciata alle 21:45 di lunedì (stessa ora italiana). Nel giro di poche ore, però, nuovi bombardamenti hanno colpito la capitale sudanese, Khartum, ed erano stati sparati colpi di arma da fuoco in altre zone.

Durante il fine settimane, nuovi scontri armati erano avvenuti a Zalenjei e a Nyala, una delle città più grandi del Sudan, nella regione occidentale del Darfur. Poco prima che la tregua entrasse in vigore, l’esercito regolare aveva nuovamente bombardato i paramilitari sempre a Khartum. Finora i tentativi di tregua introdotti, per permettere la messa in sicurezza dei civili, o l’arrivo di aiuti umanitari, sono stati continuamente violati, sia da una parte che dall’altra.

L’ONU denuncia le violenze

Il 12 maggio scorso, le due forze militari avevano stretto un accordo per la protezione della popolazione civile, impegnandosi nella creazione di corridoi umanitari per agevolare i soccorsi e permettere, a chi voleva, di lasciare la zona bellica. Secondo un rapporto dell’ONU, tuttavia, da allora sono almeno 11 gli attacchi contro edifici delle associazioni umanitarie e 4 contro strutture sanitarie della capitale, tra cui un ospedale. Distrutti anche tutti gli alloggi allestiti per ospitare gli sfollati, nella regione del Darfur occidentale.

Oltre 800 morti e più di 5mila feriti

Dall’inizio del conflitto, si stima che i civili uccisi siano più di 800 ed i feriti oltre 5mila. Le persone che hanno lasciato il paese sono almeno un milione, e al momento alcuni milioni di sudanesi abbiano accesso limitato ad acqua, elettricità e medicinali. Durante queste settimane, la popolazione locale ha anche accusato i paramilitari delle RFS di aver saccheggiato case, uffici pubblici ed organizzazioni internazionali. Il sindacato dei giornalisti sudanesi ha denunciato, più volte, violenze e furti nei confronti di reporter ed operatori video.

a cura di
Andrea Bocchini

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