
New York City approva una legge storica contro la discriminazione basata sul peso
La lotta contro la discriminazione basata sul peso si fa strada: New York City è pioniera nei diritti civili. La città si unisce a un movimento nazionale per proteggere la taglia come un tratto simile a razza e genere, riconoscendo i diritti civili di tutti
New York City ha adottato una legge contro la discriminazione basata sul peso, unendosi a un crescente movimento negli Stati Uniti che mira a proteggere la taglia e ad identificarla come un tratto simile a razza e genere.
Più del 40% degli adulti americani viene considerato obeso, e gli studi dimostrano che lo stigma associato al peso è sempre più diffuso. Questa forma di pregiudizio può comportare costi significativi, come salari più bassi, soprattutto per le donne.
Durante le audizioni pubbliche, i sostenitori della legge hanno citato diverse difficoltà che le persone affrontano, tra cui trovare posti a sedere nei ristoranti e nei teatri, comprare o affittare casa e usare il servizio pubblico di biciclette, che hanno precisi limiti di peso.
Il consigliere comunale Shaun Abreu ha descritto la discriminazione basata sul peso come “un fardello silenzioso che le persone sono costrette a sopportare“.
La nascita della legge
Il consigliere Abreu, promotore della legge, ha dichiarato di essersi reso conto della gravità della questione quando, durante il periodo di lockdown, ha guadagnato più di 40 libbre (18,1 kg) e ha notato un cambiamento nel modo in cui veniva trattato. Ha sottolineato come la mancanza di protezioni legali abbia amplificato i problemi affrontati dalle persone.
“Vengono discriminate senza possibilità di ricorso, mentre la società sostiene che tutto ciò sia perfettamente accettabile”, ha affermato.
La legge dovrebbe essere firmata dal sindaco di New York entro la fine di questo mese. Nonostante alcune resistenze, l’iniziativa ha ricevuto un ampio sostegno, passando con un voto favorevole di 44 a 5.
Il dibattito pubblico
Joseph Borelli, capo dell’opposizione nel consiglio comunale di New York City e membro del Partito Repubblicano, ha espresso preoccupazione riguardo alla proposta, temendo che possa dare ai cittadini di New York la possibilità di intentare cause legali “contro chiunque e qualunque cosa”.
“Sono sovrappeso, ma non mi sento una vittima. Nessuno dovrebbe provare pena per me se non i bottoni della mia camicia che faticano a stare al loro posto”, ha affermato.
Tegan Lecheler, direttore di advocacy per l’Associazione Nazionale per l’Accettazione del Grasso, che ha collaborato con il consigliere Abreu nella stesura della legge di New York City, ha invece espresso la speranza che questa misura possa “stimolare una conversazione più ampia, andando oltre la questione della salute”.
“Non si tratta solo di salute, ma di diritti civili“, ha sottolineato Lecheler. “Si tratta di garantire la sicurezza, la protezione e il diritto delle persone di occupare determinati spazi“.

Le novità della legge
La legge sui diritti umani di New York City già vieta la discriminazione basata su 27 caratteristiche. Tra queste, età, stato civile, disabilità e origine nazionale, nella ricerca di alloggi, sul luogo di lavoro e negli spazi pubblici.
La nuova legge aggiunge il peso e l’altezza a questa lista, sebbene siano previste delle eccezioni per le professioni in cui il peso e l’altezza siano requisiti legittimi o in casi in cui vi sia una preoccupazione per la salute pubblica e la sicurezza.
Il consigliere Abreu ha espresso la speranza che l’iniziativa della città più grande del Paese possa spingere altre città e Stati a seguire l’esempio. “Vogliamo che questa legge trasmetta un messaggio a tutti. Tu sei importante, indipendentemente dal fatto che tu sia al di sopra o al di sotto del peso medio”, ha affermato. “Ecco perché abbiamo spinto per questa legge”.
Con l’adozione di questa legge, New York City si unisce ad altri luoghi, come lo stato del Michigan e città come San Francisco e Washington DC, che hanno già introdotto leggi simili per contrastare la discriminazione basata sul peso.
a cura di
Elena D’Ercole