Cile, si va verso la nuova Costituzione

Cile, si va verso la nuova Costituzione

Maggio 8, 2023 0 di Andrea Bocchini

Il Paese è stato chiamato ad eleggere una nuova Costituente che contribuirà all’approvazione del testo costituzionale, otto mesi dopo il precedente tentativo fallito. Sondaggi danno in vantaggio le destre

Circa 15 milioni di cileni sono stati chiamati, nella giornata di ieri, alle urne per eleggere i 50 membri che formeranno il Consiglio costituzionale, l’organo che avrò il ruolo decisivo nella riscrittura della nuova Costituzione che potrebbe finalmente sostituire la precedente del 1980, adottata ai tempi della dittatura di Pinochet.

È il secondo tentativo per riscrivere la storia del Cile. Il precedente, nato dalle enormi proteste del 2019, e su cui il presidente, Gabriel Boric, aveva puntato, fallì. Nel nuovo, che sta ottenendo molta meno attenzione mediatica, maggiori poteri ce li avranno politici e partiti, differenza rilevante per l’intero iter.

Dalle proteste del 2019 alla nuova Costituzione

Le proteste dell’ottobre 2019 erano iniziate per l’aumento del biglietto della metropolitana della capitale Santiago, ben presto diventando qualcosa di diverso, con obiettivi più ambiziosi. Il movimento che nacque aveva, infatti, messo in discussione il “modello cileno” – basato su un accentuato neoliberismo – chiedendo l’approvazione di una nuova Carta costituzionale che ponesse maggiore attenzione per temi quali ambientalismo, femminismo e rispetto dei diritti umani.

Il movimento che emerse, portato avanti da un nuovo gruppo dirigente giovane e di sinistra, sostenne l’elezione alla presidente di Boric, politico progressista, totalmente slegato da tutte le fazioni politiche tradizionali che avevano governato, finora, il Paese dal ritorno della democrazia, nel 1990.

Nei primi mesi, Boric si impegnò attivamente nella campagna a favore dell’approvazione della nuova Costituzione. Questa conteneva più tutele per l’ambiente, per le donne, per i lavoratori e per le popolazioni originarie del Paese.

Una nuova Carta “popolare” per il Cile

La novità della nuova Carta era la sua scrittura. A redigere il testo, infatti, non furono coloro abituati a prendere le decisioni, cioè i leader politici, attraverso un processo guidato e gestito “dall’alto”. Il nuovo testo fu definito, dalla stampa nazionale, come “popolare”, orchestrato “dal basso”, con il coinvolgimento di persone, organizzazioni, associazioni guidate dall’Assemblea costituente, organo che venne eletto il 4 luglio del 2021, composto da 155 persone, metà delle quali donne.

Il referendum che si tenne nel settembre 2022 vide però la bocciatura della nuova Costituzione. I motivi furono diversi: il testo venne considerato troppo ambizioso e progressita per un Paese conservatore e tradizionalista. Il Cile decretò quindi la nuova Carta come poco concreta nel definire i modi con cui realizzare i cambiamenti promessi, questo anche a causa di una campagna di disinformazione della destra.

Il primo fallimento e la stesura del nuovo testo

Boric vide quella bocciatura come fallimento. Il presidente si mise subito a lavoro concordando nuove regole con i partiti del Congresso, regole lontane dalle precedenti. L’organo elettivo, il Consiglio costituzionale che sarà eletto, sarà ridotto da 150 membri a 50, composto soprattutto da politici, mentre i partiti avranno molto più potere lungo tutto il processo decisionale.

L’iter di approvazione

Il nuovo testo lo stanno scrivendo, da inizio gennaio, una Commissione di 24 esperti, nominata dal Congresso: 12 donne e 12 uomini che riflettono gli equilibri delle varie forze politiche del parlamento. Nel loro attento e duro lavoro si dovranno tenere in considerazione i 12 principi base pre-concordati dai partiti che non mettono però tutti d’accordo.

La consegna della prima bozza è fissata per il 7 giugno. Questa verrà depositata nelle mani del Consiglio costituzionale, il quale dovrà discuterla, modificarla ed approvarla. Dopo tale passaggio, le norme verranno esaminate da un Comitato tecnico di ammissibilità, eletto dal Congresso e costituito da 14 esperti che dovranno individuare eventuali contraddizioni con i 12 principi base cileni. Infine, il testo definito sarà consegnato il 21 ottobre a Boric e sottoposto a referendum con voto obbligatorio entro la fine dell’anno.

I cileni alle urne: i cinque blocchi del Paese

Ieri, i cileni sono stati chiamati alle urne per eleggere i 50 membri del Consiglio costituzionale. Dovranno essere metà uomini e metà donne. I candidati e candidate saranno circa 350, suddivisi in cinque blocchi, fuori dai quali ci saranno solo tre candidati indipendenti e due rappresentanti dei popoli originari cileni.

Il primo blocco è rappresentato dal Partito della Gente, movimento populista fondato da Franco Parisi, ex candidato alla presidenza che nel 2021 arrivò terzo con poco meno del 13% dei voti, sostenendo tutta la campagna elettorale dagli Stati Uniti, dato che in Cile era indagato per non aver pagato per il mantenimento dei figli.

Tutto per Cile è il blocco della coalizione tra socialisti e democristiani che guidò il Cile tra il 1990 e il 2010. Da qui provengono i due grandi presidenti, Ricardo Lagos e Michelle Bachelet. Terzo blocco è quello del Partito Repubblicano di José Antonio Kast, di estrema destra, arrivato al secondo turno alle presidenziali del 2021, concluse poi con la vittoria di Boric.

Unità per il Cile è il blocco che sostiene l’attuale presidente, con i partiti di sinistra, mentre Cile Sicuro è il blocco tradizionale e conservatore con i partiti di destra.

Al di fuori di queste liste, poi, i candidati indipendenti, che si sono riusciti a registrate in tre diverse regioni, e due candidati appartenenti alle popolazioni originarie cilene, eletti solo se raccoglieranno l’1,5% dei voti a livello nazionale.

Voto obbligatorio e disinformazione di massa

Il voto è iniziato ieri, dalle otto del mattino (ora locale) fino alle sei del pomeriggio, momento in cui è iniziato lo spoglio. Il voto obbligatorio e le astensioni dovranno essere giustificate in tribunale. Chi non si presentà ai seggi rischia una multa che va dai 30mila ai 180mila pesos (da 34 a 203 euro, circa).

L’informazione circolata attorno a questo referendum è stata, però, scarsa. Le persone, quindi, sono state poco coinvolte nei processi decisionali, come durante il primo tentativo fallito. L’interesse è basso e il rischio di una nuova bocciatura per il nuovo testo è nell’aria.

a cura di
Andrea Bocchini

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