
Guerra in Sudan, Tajani: supporto agli italiani
Tajani in un question time alla Camera ricorda che l’ambasciata a Khartum attualmente chiusa, ma rimane operativa col ricollocamento dell’ambasciatore e della sua squadra presso la missione diplomatica di Addis Abeba.
Il ministro degli esteri Tajani afferma che il governo continuerà a tutelare gli italiani rimasti in Sudan su loro richiesta .Tra le persone che non hanno abbandonato il Paese ci sono principalmente alcuni medici, sanitari dell’Ong Emergency, volontari e militari rimasti ancora in missione.
Tajani al question time alla Camera,ha quindi assicurato che il supporto agli italiani rimasti non verrà a mancare e ha sottolineato che l’ambasciata a Khartum è ora chiusa ma “rimane operativa col ricollocamento dell’ambasciatore e della sua squadra presso la missione diplomatica ad Addis Abeba per monitorare la situazione e mantenere il dialogo con le parti in conflitto”.
Tra coloro che hanno deciso di rimanere in Sudan c’è Elena Giovanella, anestesista responsabile del reparto di Terapia Intensiva del centro Salam di Cardiochirurgia di Emergency di Khartum, insieme ad altri 14 operatori internazionali dell’Ong italiana.
Hanno deciso di non abbandonare il Paese per rimanere a prestare servizio in soccorso della popolazione. Emergency è presente in Sudan oltre che con il centro di cardiochirurgia della capitale Khartum anche con i centri pediatrici di Mayo, Nyala nel Sud Darfur, e a Port Sudan.
L’anestetista afferma di lavorare con Emergency in Sudan dal 2011 e di aver attraversato già in passato diverse fasi critiche fra cui colpi di stato e rivoluzioni, ma constata anche che la situazione non è mai stata così critica a causa della presenza di due eserciti contrapposti che si danno battaglia.
Non avevamo mai visto in questi anni bombardare le case, è un evento nuovo e la popolazione è terrorizzata” ha raccontato Giovannella.
Il pensiero che va ai pazienti
Inizialmente anche la Giovannella ha preso in considerazione di lasciare il Sudan quando la Farnesina ha messo a disposizione i voli per il rimpatrio in Italia, ma dopo che 20 persone Sudanesi dello staff dell’ospedale, hanno dichiarato di essere pronti a rimanere per mantenere la struttura aperta e funzionante anche la volontaria di Emergency non ha esitato un attimo a seguire il loro esempio.
Afferma di sapere che lavorando in certi Paesi e contesti nazionali difficili il rischio è alto, se effettivamente la situazione degenererà e la permanenza in Sudan non sarà più sicura prenderà sotto esame la possibilità di abbandonare il Paese, ma non prima che i pazienti vengano evaquati.
Il Centro Salam di cardiochirurgia di Emergency è l’unico ospedale totalmente gratuito di cardiochirurgia in una zona abitata da 300 milioni di persone, in cui arrivano trasportati gratuitamente da Emergency pazienti da tutto il continente africano E dove sono stati operati pazienti provenienti da una trentina di Paesi differenti. “Qui siamo tranquilli, siamo fiduciosi che non accada nulla al momento poiché ci troviamo come struttura a 30 km dall’area dove avvengono gli scontri – ha spiegato Elena Giovanella – qui non ci sono stati bombardamenti di case ed è una zona vicino al Nilo molto povera”.
a cura di
Filippo Cerri