Il PE condanna l’Italia per la retorica anti – LGBT

Il PE condanna l’Italia per la retorica anti – LGBT

Aprile 20, 2023 0 di Andrea Bocchini

Secondo l’emendamento approvato “alcuni leader politici legittimano la retorica secondo cui le persone LGBT sono un’ideologia anziché esseri umani”. Sotto accusa l’Italia, ma anche la Polonia e l’Ungheria

Il Parlamento europeo ha approvato un emendamento che “condanna fermamente la diffusione di retorica anti – diritti, anti – gender e anti – LGBT da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”. L’emendamento, inserito dalla delegazione dei Verdi, è stata approvata con grande maggioranza: 282 voti a favore, 235 contrari e 10 astenuti.

La votazione è avvenuta all’interno della più ampia risoluzione sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità, alla luce degli avvenimento in Uganda, approvata invece con 416 voti a favore, 62 contrari e 36 astenuti.

Nel testo approvato si legge che l’Eurocamera “esprime preoccupazione per gli attuali movimenti retorici anti – diritti, anti – gender e anti – LGBT a livello globale, alimentati da alcuni leader politici e religiosi in tutto il mondo, anche nell’Ue – e continua – ritiene che tali movimenti ostacolino notevolmente gli sforzi volti a conseguire la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender, in quanto legittimano la retorica secondo cui le persone LGBTIQ sono un’ideologia anziché esseri umani”.

Il Parlamento europeo, inoltre, “condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”.

Il Partito Popolare Europeo contro l’emendamento

Secondo fonti del Ppe – Partito Popolare Europeo – la stessa compagine aveva dato indicazione di non votare l’emendamento. I numeri del voto riflettono una spaccatura della maggioranza Ursula sull’emendamento.

Dai Popolari spiegano che l’emendamento era “estraneo allo scopo d’urgenza” della risoluzione e, come deciso dal Ppe a seguito dello scandalo Qatargate, emendamenti di questa tipologia non sono votati dal gruppo. Stesse fonti rimarcano come la risoluzione nel suo interno, focalizzata sull’Uganda, ma che conteneva anche l’emendamento su Italia, Polonia e Ungheria, sia stata comunque votata dallo stesso Partito Popolare Europeo.

Fonti italiane, provenienti da Forza Italia, danno una spiegazione ulteriore al loro voto contrario sull’emendamento: “Si è trattato di un attacco al governo italiano”.

Il deputato Zan favorevole all’emendamento

Chi favorevole al provvedimento preso dall’Eurocamera, è il deputato Dem, Alessandro Zan. “Per la prima volta oggi il Parlamento europeo ha esplicitamente condannato il governo italiano, insieme a quello dell’Ungheria di Orban e della Polonia di Duda, per la diffusione di una retorica e il sostegno a movimenti contro i diritti della comunità LGBTQIA+”, ha dichiarato Zan.

“La mozione, passata a stragrande maggioranza, dimostra che questa destra ci sta trascinando rovinosamente tra i Paesi più arretrati d’Europa e che l’Unione Europea già associa l’Italia ai paesi Visegrad. È l’ennesima umiliazione per l’Italia, stato fondatore dell’Unione”, ha aggiunto il responsabile diritti della segreteria nazionale del Pd.

E sull’esecutivo Meloni, Zan ha tenuto a precisare: “Il governo sta attaccando le famiglie omogenitoriali, in palese accordo con Orban, che ha appena fatto approvare in Ungheria una legge per denunciare anonimamente le famiglie arcobaleno, una norma che ricorda a tutti gli effetti le leggi razziali”.

“Il Pd è e sarà in prima linea, fuori e dentro il Parlamento, per fermare questa pericolosa deriva e tutelare i principi di uguaglianza imposti dalla Costituzione e dai principi fondamentali su cui si basa l’Unione europea”, ha poi infine concluso l’onorevole Zan.

Altro cartellino giallo per l’Italia proveniente dalle alte istituzioni comunitarie. Stavolta l’Eurocamera non ha dubbi mettendo il nostro Paese sulla stessa pericolosità, in materia di diritti civili, di Polonia ed Ungheria. Un’ammonizione che deve farci riflettere.

a cura di
Andrea Bocchini

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