
Polemiche per le parole di Lollobrigida: cos’è la “sostituzione etnica”
Le opposizioni si scagliano contro il ministro dell’Agricoltura e Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida che, al congresso della Cisal usa il termine di “sostituzione etnica”, cara alle destre più estreme. Ma perché la terminologia è cosi pericolosa? La Schlein: “Parole suprematiste”
“Le nascita non si incentivano convincendo le persone a passare più tempo a casa, perché si intensificano i rapporti, come qualcuno sostiene, perché si intensificano i rapporti – il modo è costruire un welfare che permetta di lavorare e avere una famiglie, sostenere le giovani coppie e trovare l’occupazione. Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica, gli italiani fanno meno figli quindi li sostitutiamo con qualcun altro, non è quella la strada”.
Queste sono le parole del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, nel suo intervento, nella giornata di ieri, al congresso del sindacato Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori (Cisal), a Roma.
Le origini del termine di “sostituzione etnica”
La terminologia utilizzata dal ministro, quella di “sostituzione etnica” fa riferimento a note teorie complottiste razziste, molto in voga dall’estrema destra internazionale secondo cui esisterebbe una cospirazione globale per sostituire i bianchi con persone di altre etnie.
La teoria della sostituzione etnica è pericolosa per la democrazia. Detta anche “grande sostituzione”, il termine ha origini incerte, iniziando a diffondersi negli ultimi dieci anni negli ambienti di estrema destra statunitensi ed europei. In varie forme, è stata citata da numerosi politici, dall’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sino al primo ministro ungherese, Viktor Orban, e dall’ex candidato presidenziale francese, Eric Zemmour.
In Italia, il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini ha più volte introdotto la terminologia, aggiungendola a quella di “genocidio del popolo italiano”, e lo stesso ha fatto, in più occasioni, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
La teoria della sostituzione etnica, per cui esisterebbe un grande complotto contro la popolazione bianca a favore di migranti stranieri, è diventata inoltre grande strumento retorico efficace nei discorsi dell’estrema destra, in molte società. Facendo leva sul timore e paura della classe bianca e medio – bassa di perdere i loro privilegi nei confronti degli stranieri che arrivano in Occidente, la destra ha cavalcato quest’onda nelle loro campagne politiche elettorali.
La letteratura ci viene in soccorso
Uno dei primi scritti che fa riferimento al termine “sostituzione etnica” fu realizzato da Theodore Bilbo, senatore Democratico americano, oltre che governatore dello Stato del Missouri, nei primi anni del Novecento. Nel libro, intitolato “Scegliete: Separati o bastardi”, Bilbo sosteneva la superiorità della “razza bianca caucasica” che reputava in pericolo a causa di “incroci” con altre “razze”.
Per Bilbo la “razza bianca” avrebbe finito per “scomparire” ed essere sostituita col tempo, se non si fosse fermato il processo di integrazione degli immigrati. Erano teorie che l’autore statunitense aveva propagandato nel corso di tutta la sua carriera politica, ricevendo critiche dai politici più liberali dell’epoca. Libro pubblicato nel 1947, anno della sua morte. Idee non lontane da quelle di oggi.
Furono, però, due i principali romanzi a promuovere, più di tutti, il termine di “sostituzione etnica”. Il primo intitolato “Il campo dei santi”, scritto dal francese Jean Raspail nel 1973: ambientato in un futuro distopico in cui l’Europa sarà invasa da popolazioni, descritte come incivili ed inferiori, provenienti dall’India, e che porteranno all’annientamento dei popoli europei.
Il secondo, invece, è intitolato “The Turner Diaries”, scritto dall’americano William Luther Pierce, nel 1978: ambientato negli Stati Uniti, nel corso di un’ipotetica guerra civile in cui le persone di “razza bianca caucasica” rischiano di essere sterminate dalle persone appartenenti a tutte le altre etnie.
I manuali, che possiamo definire fantascientifici, sarebbero rimasti nell’ombra fino a quando furono scoperti da studiosi ed intellettuali di estrema destra, da cui ne trassero ispirazione per sistematizzare la teoria della “grande sostituzione”.
Terminologia utilizzata ancora oggi
Nel 2011, fu il francese Renaud Camus, con un libro intitolato “Le grand remplacement: Introduction au remplacisme global (La grande sostituzione: introduzione al rimpiazzo globale), a dare per primo il nome alla teoria complottista. Camus parla della situazione del suo paese, la Francia, con un lunghissimo passato coloniale alle spalle.
Secondo l’autore francese, la popolazione “indigena” francese sarebbe ormai stata sostituita dalle persone immigrate dalle ex colonie: Camus parla degli immigrati come “colonizzatori”, paragonando il mescolamento di etnie e culture, avvenuta nel territorio francese, al genocidio degli ebrei compiuto dai nazisti.
Tale tesi non hanno basi scientifiche, ma nel corso degli ultimi anni hanno avuto parecchio successo, tanto che il termine “sostituzione” inerente ai fenomeni migratori, è entrato nel lessico di molti politici di estrema destra. Oltre che alle migrazioni, i sostenitori della teoria della “sostituzione etnica” si oppongono anche all’omosessualità e all’aborto, perché impediscono nuove nascite, fino a portare “all’estinzione della razza bianca”.
La rabbia e le polemiche del fronte di opposizione
Le opposizioni si sono subito scagliate contro le parole del ministro Lollobrigida. “Le parole del ministro sono disgustose, sono parole inaccettabili da chi ricopre il suo ruolo. Ci riportano agli anni ’30 del secolo scorso, sono parole che hanno il sapore del suprematismo bianco”. È quanto dichiarato dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, durante una manifestazione organizzata da Tavolo asilo e immigrazione a Roma, contro il decreto Cutro.
“Mi auguro che Giorgia Meloni e il governo prendano le distanze da queste dichiarazioni fatte per altro nel giorno in cui il presidente Mattarella si trova in visita ad Auschwitz”, ha poi aggiunto la Schlein.
Stessa rabbia dal senatore del Pd, Filippo Sensi che, riferendosi alle dichiarazioni del ministro Lollobrigida, dichiara: “Un ministro della Repubblica che, parlando non so a che titolo della questione seria e centrale della denatalità, evoca la pseudo-dottrina della sostituzione etnica non è degno dell’incarico che ricopre. Non credo ci sia altro da dire. Mi vergogno per lui, per noi”.
Da Azione, anche il leader Carlo Calenda sulla stessa linea di pensiero: “Riesumare il vecchio refrain della sostituzione etnica riporta il Governo ad una postura incompatibile con una presenza autorevole in Europa. siamo di fronte ad un’involuzione sbagliata e pericolosa per l’Italia”.
“Sostituzione etnica”: termine pericoloso per la democrazia
Altro “scivolone” (si spera) di un ministro del Governo Meloni. Le opposizioni fanno le opposizioni scagliandosi e chiedendo spiegazioni del perché il ministro Lollobrigida abbia utilizzato una tale terminologia.
“Sostituzione etnica” è un termine dannoso e pericoloso per le nostre istituzioni democratiche e per qualsiasi Paese che si dichiari democratico. Non di certo una “sgrammaticatura istituzionale”, citando la premier Meloni, sulle parole di La Russa per gli avvenimento di Via Rasella. Le parole di Lollobrigida non possono essere trattate con superficialità, anzi che il governo risponda, condannandole, apertamente.
a cura di
Andrea Bocchini