Il divorzio tra Renzi e Calenda e la fine del Terzo Polo

Il divorzio tra Renzi e Calenda e la fine del Terzo Polo

Aprile 14, 2023 0 di Andrea Bocchini

Il leader di Italia Viva aveva presentato un progetto per la costituzione di un partito unico, ma Calenda ha preferito annullare l’ultimo incontro per tentare la conciliazione. “Il progetto del partito unico è definitivamente morto”, ha dichiarato il leader di Azione e poi l’annuncio definitivo sui social

“Almeno non ci siamo fregati i Rolex”. Comincia così l’intervista a Repubblica con cui il leader di Azione, Carlo Calenda attacca Matteo Renzi dopo la rottura del Terzo Polo. Il riferimento è chiaro: il divorzio tra Francesco Totti e Ilary Blasi. Infatti, come l’ex calciatore e la famosa showgirl, anche il matrimonio tra Calenda e Renzi sembra sia arrivato all’ultima fermata.

Ad annunciare la fine del Terzo Polo è proprio lo stesso Calenda: “Il progetto del partito unico è definitivamente morto”, annullando anche la riunione che i suoi fedelissimi avevano proposto, per la giornata di ieri, nell’ultimo tentativo disperato di conciliazione. “No non si fa, non c’è il clima giusto”.

Nel frattempo, le ultime settimane, sono state veramente confusionarie. Mentre il leader di Azione annunciava la fine del progetto, i dirigenti del suo partito, assieme a quelli di Italia Viva, erano in riunione, al Senato, per trovare una soluzione. Sembrerebbe quindi che Calenda abbia agito da solo, quello che accadrà ora resta ancora poco chiaro.

Ricostruiamo l’accaduto

Sono stati giorni di scontri – con anche qualche insulto – tra i dirigenti delle due fazioni politiche, ma la situazione sembra essere precipitata nella giornata di mercoledì sera, quando la riunione che avrebbe dovuto portare la tregua, si è conclusa con un nulla di fatto. Tre ore di discussione, su un documento presentato da Azione, che delineava il percorso verso il congresso con la fusione dei due partiti, non sono state sufficienti per trovare un accordo.

Nella mattinata, dello stesso giorno, la bomba. Sulla Stampa compare un dietro le quinte in cui Renzi definisce assurde le richieste presentate da Calenda nel documento, e partono le prime accuse. “Carlo è pazzo, ha sbagliato il dosaggio delle pillole”. Il leader di Azione risponde su Twitter: “Questa volta lo #staisereno non ha funzionato. Fine”.

Poco dopo, il fedelissimo di Calenda, il senatore Matteo Richetti apre un ultimo spiraglio di trattativa per far tornare di nuovo il sereno tra i due leader: “Ultimo incontro oggi. O si chiude o stop a questo stillicidio”. Ma nulla, Calenda annulla l’incontro e la fine del Terzo Polo è sempre più vicina.

Calenda vs Renzi

I dettagli sugli scontri, accuse e su ciò che realmente ha fatto precipitare la situazione non sono chiari. Fino alle 18:30 di mercoledì l’accordo sembrava raggiunto. Renzi e il suo braccio destra, Maria Elena Boschi avevano entrambi detto che Italia Viva era pronta a votare il testo che avrebbe delineato la costituzione di un partito unico. Ma, Calenda avrebbe presentato un testo alternativo, con regole molto più stringenti di quanto gli alleati si aspettassero.

In particolare, il leader di Azione ha chiesto che Italia Viva voti il suo scioglimento immediatamente, già alla partenza del congresso tra i due partiti, il prossimo 10 giugno, ma è disposto a concedere che questa decisione abbia effetto solo nel 2024. Il partito di Renzi, invece, è disposto a votare il suo scioglimento solo dopo l’elezione del futuro segretario del partito unico, cioè ad ottobre.

Ulteriore punto che ha fatto arrabbiare i renziani è la richiesta di conferire subito al partito unico il 70% dei fondi ottenuti dai due partiti e la richiesta che alle cariche ufficiali del partito si applichino stesse regole etiche del parlamento europeo. Questo terrebbe fuori Renzi per via della sua attività di conferenziere per il regime saudita.

Infine, Italia Viva sostiene che Calenda abbia chiesto lo stop alla Leopolda, la convention annuale renziana a Firenze. Condizione, per il leader di Italia Viva, inaccettabile: “Dire che non può essere più fatta la Leopolda non ha senso”.

Un clima sempre più teso

A parte il suo leader, i dirigenti di Azione non parlano. Il partito cade nell’imbarazzo. Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, le figure più importanti del partito, si sono espresse solamente per negare presunte voci che le vorrebbero di rientro in Forza Italia. A parte ciò, nessuna solidarietà a Calenda.

Nel frattempo, da Italia Viva – compreso Renzi – assicurano che il loro percorso con Azione deve procedere. “Ieri Azione ha presentato un documento, a noi va bene con piccole modifiche assolutamente accettabili”, ha scritto Renzi ieri mattina. “Le abbiamo pubblicate: i vecchi partiti si sciolgono con l’elezione del Segretario nazionale del partito unico. Se Calenda ci sta, noi firmiamo”.

D’altra parte, le parole del leader di Azione sembrano definitive, il divorzio è imminente. Anzi, oggi il Calenda possibile mediatore si è trasformato in un Calenda furioso: “Qualcuno me l’aveva detto che dovevo stare attento. Renzi è uno pirotecnico, che una ne fa e cento ne pensa come è successo con Il Riformista. Se non stai attento è uno che “te se magna”. Ma io sono un boccone indigesto”.

E sulla trattativa con Italia Viva, il quale Calenda aveva fissato regole chiare, cioè sciogliere i partiti e condividere i soldi, il leader di Azione dichiara: “Con Renzi non ci siamo sentiti per due settimane. Intanto i suoi mi attaccavano a mezzo stampa e l’esercito di troll che ha su Twitter me ne diceva di ogni. Ma ho capito il trappolone e non mi sono fatto fregare”. Sul giornale, Calenda dice che sarà divertente: “Penso a quei politici che faranno confidenze a Renzi e poi si ritroveranno i virgolettati sui giornali”.

Il futuro di Azione

Calenda apre a sorpresa un’ipotesi di alleanza surreale: “Con Schlein? Perché noi? Mai dire mai. Ma se fanno asse con i 5 Stelle li vedo lontani da noi. E su troppi nodi come il termovalorizzatore non prendono posizione”. Ultima stoccata la riserva ai renziani: “Renzi non ha votato La Russa presidente del Senato: è stato in cabina di voto 5 secondi. Ma magari c’è stata una trattativa per Maria Elena Boschi in vigilanza”. Boschi è stata, però, solo nominata vicepresidente.

Il problema dei soldi

Infine, il problema con le donazioni. Ad entrambi i partiti ne sono arrivate per 4 milioni di euro. Molti dal gotha imprenditoriale e finanziario italiano. Ora il partito unico è morto, dove finiranno tutti quei soldi?

Con un divorzio imminente, percentuali basse per entrambi per sostenere una legislatura, i partiti di Azione e Italia Viva sembrano imboccare due strade opposte. La via di altre alleanze si apre. Calenda furioso si scatena contro le accuse mosse da Renzi. I dirigenti dei due partiti in silenzio, la scena è dei due leader che a colpi di tweet se le dicono di ogni.

a cura di
Andrea Bocchini

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