Cina, imposta una no-fly zone a nord di Taiwan

Cina, imposta una no-fly zone a nord di Taiwan

Aprile 13, 2023 0 di Andrea Bocchini

Pechino si prepara “a scatenare la guerra, dobbiamo farci trovare preparati”. Sono le parole del ministro degli Esteri taiwanese, Joseph Wu, sempre più convinto a seguito delle azioni militari cinesi attorno all’isola. La tensione è alle stelle

Da Taiwan espressa ferma condanna per le continue mosse destabilizzanti di Pechino che, negli ultimi aggiornamenti provenienti dal ministero della Difesa taiwanese, hanno portato all’invio di altri 35 aerei militari e 8 navi da guerra intorno all’isola, con 14 jet che hanno superato la linea mediana dello Stretto di Taiwan.

In un’intervista che Wu ha lasciato alla Cnn, lo stesso ministro afferma: “I leader cinesi ci penseranno due volte prima di decidere di usare la forza contro Taiwan”, rispedendo al mittente ogni tentativo di intimidazione, mentre l’industria della difesa americana prepara il primo viaggio a Taipei, dal 2019, con lo sbarco agli inizi di maggio dei delegati di circa 25 appaltatori militari.

Lo scopo sembrerebbe quello di produrre congiuntamente droni (aviotrasportati, di superficie, sottomarini) e munizioni utili a scoraggiare un’invasione cinese. L’amministrazione Biden sta anche sollecitando Paesi europei affinché forniscano armi a Taiwan: la Svezia, grazie ai suoi sistemi di artiglieria di precisione Excalibur, è tra i candidati.

USA pronti ad intervenire

Dagli Stati Uniti si ritiene che i tempi siano stretti e che il presidente cinese, Xi Jinping, abbia ordinato ai militari di essere pronti all’invasione per il 2027, anno di scadenza del suo terzo mandato e del centenario dell’Esercito popolare di liberazione.

Il capo della Cia, William Burns, ha commentato la situazione, avvertendo che “essere pronti non vuol dire che la Cina abbia preso la decisione di andare in guerra nel 2027 o 2028 o 2026”. Burns ha però ammesso che i “rischi di un potenziale conflitto sono suscettibili di crescita”, sperando in un ripristino delle comunicazione militari tra Washington e Pechino.

Da parte sua, il presidente Xi ha chiesto alle sue forze armate di “rafforzare l’addestramento nella direzione di combattimenti veri”, invitando ad “approfondire la ricerca su questioni belliche ed operative, ad innovare concetti e metodi di combattimento ed addestramento” collegati a specifici casi. Si tratterebbero – ha continuato il leader cinese – di passaggi necessari per arrivare a “forze armate di classe mondiale sotto tutti gli aspetti”.

Nel frattempo, la pressione di Pechino sull’isola – considerata parte “inalienabile” del suo territorio da riunificare anche con la forza se necessario – prosegue su vari piani: il ministero del Commercio ha annunciato un’indagine su presunte misure restrittive imposte da Taiwan all’import di beni dalla terraferma.

Imposta una no-fly zone su Taiwan

L’amministrazione dell’aviazione cinese, intanto, ha notificato la creazione di una no – fly zone a nord di Taiwan per “attività aereospaziali”: inizialmente prevista dal 16 al 18 aprile, è stata poi limitata solo alla domenica mattina, per soli 27 minuti, dalle ore 9:30 locali, a seguito delle proteste taiwanesi. L’area in questione sarebbe situata nella parte settentrionale dell’isola, comprendendo la zona economica esclusiva giapponese vicino alle isole Senkaku, nel controllo di Tokyo, ma rivendicate da Pechino.

In quest’area vi transitano anche voli per Usa, Giappone e Corea del Sud, ha dichiarato il ministro della Difesa taiwanese, ipotizzando che la Cina voglia lanciare satelliti durante il divieto di volare imposto.

A Taipei la tensione è alle stelle. Il Partito democratico progressista, della presidente Tsai Ing – wen ha deciso che William Lai, l’attuale vice, sarà il candidato alle prossime presidenziali del 2024. Lai, 63 anni, è noto per essere un sostenitore dell’indipendenza rispetto a Tsai. Nel gennaio scorso, dopo aver conquistato la guida del partito, affermò che “la pacificazione non può comprare la pace”, invocando l’unità del popolo taiwanese a proteggere il proprio territorio dalla Cina. Un messaggio che a Pechino non piacque affatto.

a cura di
Andrea Bocchini

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