
UE, obbligo di dichiarare lo stipendio negli annunci di lavoro
Con una nuova direttiva, il Parlamento europeo ha deciso di rendere “obbligatorio dichiarare negli annunci di lavoro quanto sarà lo stipendio”, fine quindi al “segreto retributivo”. Le nuove norme dovranno essere adottate dai Paesi membri entro tre anni
L’Eurocamera ha decido: stop al “segreto retributivo” negli annunci lavorativi, tendenza diventata oramai prassi negli ultimi anni. Con una nuova direttiva, infatti, l’Ue ha stabilito che lo stipendio dovrà obbligatoriamente essere comunicato nell’annuncio o durante il primo colloquio lavorativo. Inoltre, le nuove indicazioni dovranno essere adottate dagli Stati membri entro tre anni.
La nuova direttiva ha ricevuto ampio sostegno da parte degli eurodeputati, con più di 400 voti favorevoli. Tra quelli, invece, che si sono opposti ci sono sei italiani, due di Forza Italia e quattro di Fratelli d’Italia.
Cosa dice la norma
Entrando nel dettaglio, il Parlamento europeo ha deciso di intervenire sulla “correttezza” degli annunci di lavoro, in ottica di miglioramento della trasparenza delle offerte lavorative, e per contribuire a ridurre il divario salariale tra uomini e donne. Infatti, secondo uno studio dell’Ocse – Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – le misure di trasparenza retributiva contribuiscono a ridurre il divario salariale di genere in ogni luogo queste vengono applicate. Definite, quindi, “uno strumento importante per combattere la disuguaglianza di genere”, rendendo chiare ai dipendenti la presenza ed entità del divario.
La direttiva stabilirebbe che, ogni azienda con più di cento dipendenti dovrà correggere eventuali disparità salariali qualora superino il 5% senza alcuna giustificazione. Inoltre, ai lavoratori e lavoratrici sarà consentito accedere a dati aggregati per genere sulle retribuzioni per conoscere i criteri di eventuali aumenti di stipendi. Quest’ultimi dovranno essere neutrali rispetto al genere.
Stop anche al segreto retributivo: alle aziende verrà imposto di segnalare la retribuzione prevista per una specifica posizione negli annunci lavorativi o in sede di primo colloquio. In aggiunta, il datore di lavoro e l’addetto alle risorse umane non potranno più chiedere informazioni sulle retribuzioni in precedenti lavori dei candidati, così da evitare che la storia salariale influisce sull’opportunità di lavoro.
Sempre dalla direttiva, inoltre, è previsto che i Paesi membri, in caso di violazione delle norme introdotte, dovranno mettere in atto sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive, come ad esempio multe per datori di lavoro. Lavoratori e lavoratrici avranno diritto ad un risarcimento se le aziende non dovessero rispettare le misure di trasparenza e di parità salariale.
Samira Rafaela, correlatrice del gruppo liberale all’Eurocamera, Renew europe, ha dichiarato che “questa legislazione è progressista, moderna, femminista e liberale. È il primo passo per colmare il divario retributivo di genere”.
Un grande passo in avanti da parte di un’Europa attenta ad eliminare ogni forma di pericolo che possa intaccare od ostacolare un’adeguata uguaglianza di genere, soprattutto in ambito lavorativo.
a cura di
Andrea Bocchini
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