
Bomba a San Pietroburgo, ucciso un blogger russo
L’esplosione è avvenuta in un bar di Prigozhin, in centro, vicino all’Università. Almeno 30 feriti, Mosca accusa Kiev, ucciso il blogger russo Tatarsky. Arrestata la 26enne Darya Trepova, ha confessato
L’attentato si è consumato nella giornata di ieri, in un caffè di San Pietroburgo, dove è rimasto ucciso il giornalista Maksim Fomin, alias Vladen Tatarky. Il Comitato nazionale antiterrorismo russo non ha dubbi “è stato pianificato dai servizi segreti ucraini”. Kiev non ha esitato nella risposta, negando qualsiasi coinvolgimento.
I servizi di sicurezza del Cremlino, intanto, hanno fermato la 26enne, Darya Trepova, che ha confessato di aver consegnato al blogger la statuetta imbottita di esplosivo: “Ho portato una statuetta lì dentro, che è esplosa”, ha dichiarato in un video. Originaria di San Pietroburgo, Trepova è stata espulsa dall’Università statale di San Pietroburgo nel 2019.
Alla domanda di chi glie l’avesse data (la statuetta), la giovane ha chiesto di rispondere in un secondo momento. La 26enne, su cui erano ricaduti sopsetti giò poche ore dopo l’attentato, è stata fermata in un appartamento in affitto della città, dove era arrivata da Mosca. Stando a quanto emerso, Trepova stava per fuggire: aveva già acquistato infatti dei biglietti per l’Uzbekistan.
Il marito della donna, però, ipotizza che sia stata incastrata: “Non avrebbe mai ucciso qualcuno”. L’esplosione, oltre alla morte del blogger Fomin, ha causato il ferimento di 32 persone.
Il Cremlino ha puntato subito il dito contro l’Ucraina: “Il regime di Kiev sostiene azioni terroristiche”, lo ha affermato il portavoce di Mosca, Dmitry Peskov, aggiungendo “ecco perché l’operazione militare speciale in Ucraina viene compiuta. Ci sono prove che i servizi speciali ucraini potrebbero essere coinvolti nella pianificazione dell’attacco terroristico di San Pietroburgo”.
Peskov ha messo quindi in relazione l’attentato contro Fomin con l’assassino di Darya Dugina, figlia “dell’ideologo di Putin”, uccisa ad agosto: dietro ad entrambi, secondo la Russia, ci sarebbe Kiev.
Chi era il blogger russo ucciso?
Vladen Tatarsky, nato in Ucraina nel Donbass, aveva oltre mezzo milione di followers sul suo profilo Telegram ed era noto per i suoi post polemici contro i vertici delle forze armate. L’esplosione è avvenuta allo Street Bar, vicino alla struttura universitaria. Il locale era stato affittato per un evento privato dal gruppo Cyber Front Z, che si definisce sui social network come formato da “soldati dell’informazione in Russia”.
Ferite più di trenta persone, riferisce il ministero dell’Interno di Mosca, che ha definito il blogger russo ucciso, “corrispondente militare”. Il ministero degli Esteri del Cremlino ha reso omaggio al giornalista.
Salgono nuovamente le tensioni tra i due paesi. La guerra sembrerebbe non bastare. Mosca punta il dito contro Kiev, l’Ucraina respinge ogni accusa che parla di terrorismo interno. Gli equilibri geopolitici sono nuovamente in bilico.
a cura di
Andrea Bocchini