Israele, nuove proteste contro la riforma giustizia del governo

Israele, nuove proteste contro la riforma giustizia del governo

Marzo 27, 2023 1 di Andrea Bocchini

In migliaia scesi in piazza, arrivando fin sotto casa del premier Netanyahu. In mattinata ritrovo alla Knesset. L’esecutivo verso lo stop della riforma della Giustizia, ma il leader di estrema destra, Ben Gvir minaccia la crisi di governo

Sempre più controversa la questione riguardante la riforma della giustizia in Israele, scatenando imponenti proteste in tutto il Paese. A breve, il primo ministro, Benjamin Netanyahu dovrebbe annunciare lo stop alla riforma.

Lo scrivono i diversi media locali, in lingua ebraica. Le fonti di informazione citano tutte “fonti vicine al primo ministro”, senza fornire ulteriori dettagli. Secondo l’emittente pubblica Kan, il capo dell’esecutivo parlerà stamani alla Knesset dopo una serie di colloqui, avvenuti nella notte, con i suoi alleati politici.

Il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha rinnovato l’appello al governo e al premier a fermare il progetto di riforma della giustizia, dopo le recenti proteste che hanno, nella notte, scosso il Paese. “Per il bene dell’unità del Popolo di Israele, per le responsabilità a cui siamo tenuti io vi invito a fermare immediatamente il processo legislativo”, ha affermato il capo di Stato.

Secondo i media, 700 mila sono scesi in piazza in tutto il territorio nazionale in manifestazioni spontanee, per protestare, contro la decisione del premier Netanyahu, di licenziare il suo ministro della Difesa, “colpevole” di aver chiesto una sospensione del controverso processo di riforma della giustizia.

Dopo l’annuncio del licenziamento, migliaia di manifestanti si sono riversati in Kaplan Street nel centro di Tel Aviv, epicentro delle proteste che stanno andando avanti, senza sosta, da quando l’esecutivo ha presentato, a gennaio scorso, il disegno di legge di riforma che minaccerebbe l’autonomia del potere giudiziario.

La riforma, avviata proprio mentre il premier israeliano è sotto processo per corruzione, frode ed abuso di potere, metterebbe in pericolo la democrazia dello Stato di Israele. Netanyahu e la sua alleanza politica, di estrema destra ed ultraortodossa, ritengono necessario ripristinare un equilibrio di potere maggiore, considerando la Corte Suprema come loro braccio politicizzato.

Membro dello stesso partito del premier, il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ieri, aveva avvertito pubblicamente sulla pericolosità della riforma giudiziaria: “Un pericolo immediato e tangibile” per la sicurezza dello Stato, e chiesto una sospensione del suo iter parlamentare.

Il premier ha poi convocato Gallant dicendogli di non avere più fiducia in lui come ministro della Difesa. L’ufficio di Netanyahu ha ufficializzato poi la decisione: “Il primo ministro ha deciso di rimuovere dall’incarico Gallant”. Senza, però, specificare se il funzionario sarà spostato, e dove.

“La sicurezza dello Stato di Israele è sempre stata e sarà sempre la missione della mia vita”, ha replicato Gallant in un tweet. Il ministro della Sicurezza nazionale, il politico di estrema destra, Itamar Ben – Gvir, di parere opposto, ha difeso il premier: “Il primo ministro ha deciso il passo necessario e mi congratulo con lui per questo”. Dura, invece, la risposta dell’opposizione. Il leader, Yair Lapid ha descritto il licenziamento di Gallant come “un nuovo minimo” per il governo.

Intanto, le strade del Paese sono esplose. Tel Aviv, Haifa, Beer Sheva e Gerusalemme piene di manifestanti in protesta. La polizia ha usato cannoni ad acqua per disperdere le persone che hanno tentato di scavalcare le barriere di recinzione della residenza di Netanyahu. Le università hanno indetto uno sciopero ad oltranza, alcuni sindaci sono entrati in sciopero della fame, mentre i sindacati minacciano di bloccare l’economia nazionale.

In un contesto simile, l’emittente televisiva, Channel 12, riferisce che il premier starebbe valutando di annunciare in mattinata la sospensione della riforma della giustizia. Un’ipotesi, però, che si scontrerebbe con gran parte della maggioranza di governo, in particolare con Yariv Levin, che minaccia di dimettersi.

Dall’altra parte del mondo, Washigton è preoccupata per gli eventi in Israele. “Siamo profondamente preoccupati per gli sviluppi odierni al di fuori di Israele, che sottolineano ulteriormente l’urgente necessità di un compromesso”, ha dichiarato la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Adrienne Watson.

La questione è nelle mani del governo, in particolare del suo primo ministro. A lui aspetta una delle questioni più difficili e controversie che Israele abbia attraversato. Il rischio di una crisi nazionale è dietro l’angolo.

a cura di
Andrea Bocchini

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