
Bielorussia, approvata la legge sulla pena di morte per “alto tradimento”
Il 9 Marzo, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha firmato una legge sull’introduzione della responsabilità penale e sulla pena di morte per proteggere la sicurezza nazionale.
Ad oggi, la Bielorussia è l’unico paese in Europa dove la pena di morte è ancora vigente. Dal 1990 ad oggi, sono state eseguite più di 400 condanne a morte, l’ultima avvenuta nel 2021. Il disegno di legge firmato dal presidente Lukashenko, inoltre, imita la legislazione repressiva del suo paese alleato, la Russia.
A difesa dello stato
L’ingresso di questa nuova legge prevede come scopo quello di rafforzare la guerra contro i crimini terroristici ed antistatali. In particolare, questa nuova norma è rivolta ai funzionari di stato e ai militari. Ulteriori modifiche apportate ed imitate dalla legislazione repressiva della Russia prevedono: l’incarceramento in caso di screditamento delle forze armate bielorusse, introduzione di pene per propaganda del terrorismo e violazione delle norme per la protezione dei segreti di Stato.
Repressione del dissenso
La politica del presidente bielorusso è prettamente basata sulla repressione del dissenso. Nell’agosto del 2020, 35.000 manifestanti contro la sua rielezione sono stati brutalmente respinti dalle autorità e incarcerati. La firma di questa legge combacia con il crescente dissenso nei confronti del presidente, non solo all’interno della popolazione ma anche dei funzionari statali e militari, sempre più insoddisfatti delle politiche di Lukashenko. Infatti, il paese al momento è attraversato da un generale crollo dei redditi, non solo a causa delle sanzioni da parte dei paesi occidentali ma anche a causa del ruolo del paese nella guerra tra Russia e Ucraina.
A cura di
Rachel Anne Andres Rialo