
Naufragio di migranti, sale a 67 il numero delle vittime
E’ il giorno della camera ardente a Crotone, nel frattempo la conta delle vittime sale a 67, recuperato il corpo di una bambina
Il ritrovamento è avvenuto in mattinata facendo salire il bilancio delle vittime del naufragio del barcone carico di migranti avvenuto nelle acque di Steccato di Cutro, in Calabria.
Ultimo corpo, in ordine di tempo, ad essere stato recuperato dai soccorritori, è quello di una bambina.
“Perché non siamo usciti? Non è così il discorso. Dovreste conoscere i piani, gli accordi che ci sono a livello ministeriale”, ha affermato il Comandante della capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi
“Ci sarebbe bisogno di specificare molte cose su come funziona il dispositivo per il plottaggio dei migranti, da che arrivano nelle acque territoriali a che poi debbano essere scortati o accolti. La dinamica è da verificare”, ha infine aggiunto.
Camera ardente
Oggi, però, è anche il giorno della camera ardente nel Palamilone, il palazzetto dello sport di Crotone, dove sono state collocate le bare delle vittime
Su una di queste c’è una sigla impressa che spiega che dentro c’è la “vittima numero 46”, e si tratta di un bambino di pochi mesi. Lo zero indica che non aveva neppure un anno.
Sopra un automobilina della polizia a testimoniare il sentimento di dolore delle forze dell’ordine per quanto accaduto.
Alla commemorazione presenti tutti i 27 sindaci del crotonese e gli amministratori locali. Un momento intenso in cui non sono mancate scene di commozione.
Intanto, i poliziotti della scientifica e dell’immigrazione della Questura di Crotone stanno identificando, uno per uno, i morti.
Dai neonati, alle ragazze, agli adulti. Su 23 di quelle bare c’è una targa con il nome, ma tanti ancora sono senza identità.
Su ogni cassa un’impresa locale ha fatto mettere un mazzo di fiori, a conferma della condivisione della tragedia da parte della comunità locale.
“E’ indispensabile che prima della sepoltura vengano massimizzate le informazioni in previsione di una futura identificazione”, ha detto Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre, organizzazione nata dopo la tragedia del 2013, di Lampedusa, impegnata nell’identifiazione delle vittime migranti nel Mediterraneo.
Continuando: “Non vorremo che queste persone rimanessero dei numeri e delle vittime senza nome”.
Presenti alla camera ardente anche i rappresentanti delle comunità straniere delegati da parenti delle vittime.
Donne e uomini arrivati da Austria e Germania hanno pianto i loro morti.
La comunità marocchina della provincia presente. In 25 si sono fermati davanti alle bare in preghiera.
Tarik Chaouki, della moschea di Cirò Marina, ha spiegato: “La nostra preghiera è un aiuto per questi fratelli morti per farli arrivare in Paradiso. È un grande dolore per noi”.
A distanza di dieci anni, le tragedie nel Mediterraneo non hanno intenzione di fermarsi.
a cura di
Andrea Bocchini
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