
Ucraina, una tragedia umanitaria e ambientale
Il 24 febbraio 2022, Kiev e molte città dell’Ucraina si ritrovano sotto attacco russo. Ad un anno dallo scoppio di una guerra nel cuore europeo si parla di centinaia di migliaia di morti e di una vera e propria tragedia ambientale.
La guerra in Ucraina ha provocato gravissimi effetti su flora e fauna, oltre che a terribili conseguenze sull’agricoltura e a livello di emissioni. Tale disastro ambientale ha pochissimi precedenti nella storia. Stiamo quindi assistendo ad un duplice crimine: tragedia umanitaria e ecocidio.
Distruggendo casa nostra, la Russia sta distruggendo anche casa sua.
Ruslan Strilets, ministro dell’Ambiente ucraino
Gli attacchi bellici messi in atto dalla Russia, infatti, non solo costano la vita a centinaia di migliaia di persone, sia russe che ucraine, ma stanno anche distruggendo uno degli ecosistemi più ricchi d’Europa.
Ecocidio russo in Ucraina
Al momento, il costo dei danni ambientale è stimabile a 46 miliardi di euro. Gli effetti più gravi di questo attacco sono sicuramente i terreni e le acque contaminate, le foreste distrutte, gli animali sterminati e le emissioni di gas serra rilasciati dalle esplosioni.
Dall’inizio della guerra, quindi, circa un terzo delle foreste ucraine sono state danneggiate e 750 sono le specie di funghi e piante in pericolo, ma non solo. Almeno 600 sono le specie animali minacciate.
Come riporta Il Tascabile, secondo Mikhail Rusin, biologo esperto in piccoli mammiferi, “le azioni militari nel Donbass sin dal 2015 hanno completamente distrutto molte colonie di uccelli a rischio, come il gabbiano di Pallas e il pellicano dalmata”. In Ucraina, infatti, la parte sud-occidentale era da sempre una zona di riproduzione per gli uccelli migratori.
Non solo la devastazione ecologica in Ucraina ha una scala senza precedenti nell’Europa moderna ma, sul lungo termine, sappiamo già che colpirà tutto il resto del pianeta.
Mikhail Rusin, biologo esperto in piccoli mammiferi
I volatili, però, non sono gli unici a rischio. Mikhail Rusin, prima dello scoppio della guerra, era impegnato di un progetto di conservazione del criceto grigio, fortemente presente nella zona meridionale dell’Ucraina. Il massacro di questi piccoli roditori è stato forse la punta dell’iceberg di tutte le vittime del mondo animale che questa guerra ha provocato.
A rischio sono anche le specie marittime, con 50 mila cetacei del Mar Nero trovati morti e 45 carcasse di delfini rinvenute sugli unici 14km di spiaggia non occupati.
Agricoltura e emissioni climalteranti
I dati sino ad ora raccolti, parlano di 14.300 ettari di colture devastati. Molti terreni, inoltre, sono inutilizzabili a causa della presenza di mine e munizioni inesplose o per la presenza di sostanze tossiche, come il fosforo bianco. L’Ucraina, secondo l’European journal of soil science, potrebbe risentire di questo danno all’agricoltura per almeno 100 anni, come precedentemente vissuto dopo il disastro di Chernobyl. Questo avrà sicuramente effetti nel resto del mondo, essendo l’Ucraina il quarto esportatore mondiale di grano.

Secondo il Ceobs (Conflict and environment observatory unit), il comparto militare sarebbe responsabile del 5,5% delle emissioni di gas serra. Un carro armato, infatti, emette più di 10kg di CO2 per chilometro e le terre colpite sono soggette a numerosi incendi che hanno un ruolo chiave nel picco delle emissioni.
In un periodo storico di così grande preoccupazione per la situazione ambientale, lo scoppio di questa guerra ha cambiato ogni prospettiva. Se la priorità delle agende politiche europee è quella di ritardare il disastro ambientale a tutti i costi, la fine della guerra in Ucraina, allora, deve divenire la nuova priorità, sia per le perdite umane incalcolabili, sia per l’impatto disastroso che sta avendo sull’ambiente.
a cura di
Giulia Focaccia