
Nelle città italiane non si respira più
Il report di Legambiente “Mal’aria di città” dipinge uno scenario desolante: l’aria delle metropoli italiane continua ad essere irrespirabile.
Il titolo del report di Legambiente sulla qualità dell’aria nelle città italiane nel 2022 riassume le difficoltà che il nostro paese sta affrontando nel tortuoso processo di transizione ecologica. “Mal’aria di città”, a sottolineare come le grandi metropoli italiane, soprattutto nel centro-nord, siano costantemente coperte da una nube di smog. A preoccupare sono le alte concetrazioni di particolato sottile (PM10 e PM2.5), i cui limiti giornalieri (fissati ad un massimo di 35 giorni) vengono superati per troppo tempo e da troppe città. La classifica delle peggiori recita: Torino, Milano, Asti, Modena, Padova, Venezia, Cremona, Treviso, Andria e Ragusa.
I conseguenti effetti dannosi sulla salute dell’apparato respiratorio dati dall’esposizione a tali inquinanti sono già noti da tempo, e si sono manifestati con la pandemia di Covid 19, che ha colpito più duramente le zone inquinate del nord Italia.
Cambio di passo cercasi
Con i numeri attuali, circa il 76% delle città italiane non rispetterebbe i limiti europei sul PM10 al 2030. Per il PM2.5 si parla addirittura dell’84%. Nonostante l’esistenza di alcune misure anti-smog, risulta evidente che bisogna fare di più. Legambiente individua nel suo report 6 soluzioni da applicare rapidamente e su larga scala. Di particolare rilevanza è ripensare all’urbanistica per rendere lo spazio cittadino a misura d’uomo e non di macchina. Anche il potenziamento del trasporto pubblico locale ecologico e la creazione di nuove “zone a emissioni zero” sono due aspetti da implementare nel breve termine.
Il PNRR sicuramente verrà in aiuto delle amministrazioni locali, ma potrebbe non essere sufficiente per ritornare a respirare un’aria più pulita nel 2030.
a cura di
Luca Chieti