La violenza ostetrica e il difetto nel nostro sistema sanitario

La violenza ostetrica e il difetto nel nostro sistema sanitario

Gennaio 24, 2023 0 di Elisa D'Aprile

A partire dalla vicenda accaduta a Roma pochi giorni fa sono state tratte diverse conclusioni su temi riguardanti il nostro sistema sanitario e come vengono gestiti i reparti di neonatologia in Italia.

Nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, un evento che avrebbe dovuto essere indimenticabile si è trasformato in un incubo all’ospedale Pertini di Roma.  

Un neonato sarebbe morto dopo soli 3 giorni di vita, schiacciato dal peso della madre che lo stava allattando dopo 17 interminabili ore di travaglio.

La madre, vittima anch’essa di un sistema che non ha saputo fornirle l’assistenza necessaria, era stata lasciata sola con il figlio, e infatti non è indagata dalla procura.  

A partire da questo doloroso episodio, la vicenda è stata strumentalizzata per porre il focus sulla questione del rooming-in.  

Cos’é il rooming-in?

Per spiegare questa pratica, prendiamo le parole della professoressa Irene Centin, direttrice/responsabile del reparto Ostetricia e Ginecologia all’ospedale Vittore Buzzi di Milano

Per rooming-in intendiamo la compresenza del neonato nella stanza della mamma nei giorni che seguono il parto, così la madre lo può attaccare al seno o prendere semplicemente in braccio in ogni momento, indipendentemente dagli orari prestabiliti per le poppate, ormai superati. Questa pratica serve a favorire l’allattamento e il contatto fisico

Nel rooming-in la mamma non viene mai lasciata sola. C’è sempre una supervisione non intrusiva del personale, con accorgimenti da seguire: la stanza dev’essere sempre illuminata per vedere il volto del bambino e il neonato deve assumere posizioni per evitare il soffocamento. Poi la mamma non dev’essere troppo stanca e il personale deve sempre sorvegliare. Certo, con il Covid anche l’altro genitore ha meno possibilità di essere d’aiuto con i tempi di visita ridotti e questo va rivisto» – spiega la dottoressa Lorella Mazzarello.

Il sistema come vero carnefice

Come al solito è stato trovato un capro espiatorio per evitare la vera protagonista di questa terribile vicenda: la violenza ostetrica e la mancanza di fondi nel settore della sanità.

Il rooming-in, se effettuato come da protocollo e con le giuste accortezze, è una pratica sicura e non dovrebbe provocare danni al neonato. Purtroppo però, in Italia viene utilizzato come pretesto per lasciare la madre abbandonata a sé stessa, dopo innumerevoli ore di travaglio e il peso addosso di aver generato un’altra vita.  

Il rooming-in in Italia è una pratica obbligata per far fronte ai continui tagli alla sanità, alla carenza cronica di personale medico che caratterizza il nostro paese, alla mancanza di risorse in un settore che è, per noi esseri umani, fondamentale e necessario.

Madre, figlio e personale medico sono vittime di un sistema che non considera la salute del corpo di una donna e del suo neo-nato come imprescindibile. 

La solidarietà come risposta

Questo tipo di tragedie, a volte, generano come risposta l’empatia e la solidarietà di altre persone che hanno subito torti simili.

Infatti, dopo poco tempo dalla notizia, sul web sono comparse centinaia di madri che raccontavano la propria esperienza fatta di disattenzioni da parte del personale medico, con un solo ed unico denominatore comune: far sapere alla sfortunata ragazza che non è colpa sua, e che sarebbe potuto succedere a chiunque.

La prima risposta da parte dei social dunque non è stata costituita da odio, ma da amore, sostegno, unione, una risposta il cui obiettivo era quello di circondare questa neo-mamma di calore e supporto emotivo.

In particolare troviamo sulla pagina Mammadimerda – nata nel 2016 con lo scopo di smantellare lo stereotipo della mamma impeccabile e senza fallo – diverse testimonianze di madri che hanno subito violenza ostetrica. 

‘Ho rischiato di far cadere mio figlio dalle mie braccia, crollavo dal sonno ed avevo il terrore di farlo cadere. Mi sono anche fatta la pipì addosso, perché non riuscivo a rialzarmi. Nessuno mi ha aiutata in quelle ore. Mi hanno detto: ‘Si lavi con una bottiglietta se non riesce a farsi il bidet.’ 

‘Me la portano a mezzanotte, nata sottopeso e con la flebo. Chiedo per favore se mi aiutano ad attaccarla al seno. Me l’ha piazzata sulla pancia e mi ha detto “è un fatto naturale, vedrà che ci arriva” ‘ 

Anche l’influencer e attivista Francesca Bubba si é espressa a riguardo, per dare conforto alla neo-mamma e condannare la retorica dell’ ‘istinto naturale’, secondo la quale il solo istinto materno sarebbe sufficiente a sapere come gestire una neo-vita.

La violenza ostetrica è un problema sistematico, poiché non proviene dal singolo con motivazioni particolari, ma da un fallo nel nostro sistema sanitario a cui il personale medico risponde come meglio può.  

a cura di
Elisa D’Aprile

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