
“Operazione underscore”: il nuovo libro di Natale e Privitera
Andrea Natale e Massimo Privitera, cultori di musica e cinema, presentano al pubblico il nuovo libro “Operazione Underscore”, lavoro a quattro mani nel quale raccontano la magia delle colonne sonore dei film di James Bond.
Li abbiamo incontrati per sapere tutto di questa pubblicazione unica al mondo.
Andrea e Massimo, un caloroso benvenuto! In breve, presentatevi ai nostri lettori.
Andrea: Grazie a voi per l’accoglienza e il benvenuto! Io sono legato al settore musicale come professionista perché lavoro presso una casa editrice che produce libri di/e sulla musica e sono fondatore e titolare di Bluebelldisc Music (editore di Operazione Underscore), impresa di edizioni musicali e produzione discografica.
L’interesse per la musica e per il cinema (soprattutto quello di genere italiano, di cui sono un modesto cultore) è sfociato in un binomio e un interesse particolare e passionale che ha condotto me e Massimo (amici e collaboratori dal 2013) a questa “operazione” libraria che racconta il “60enne” 007. Avevo già partecipato con alcuni miei contributi al volume Quando cantavano le Colt. Enciclopedia cine-musicale del western all’italiana di Federico Biella e Massimo Privitera, uscito nel 2017 per la Casa Musicale Eco.
Massimo: Sono un vero e profondo cultore della musica applicata alle immagini e collezionista, tra i più rinomati, di colonne sonore in vinile, CD e musicassette sin da ragazzino. Grazie ai miei genitori, il mio primo amore cine-musicale è stato Ennio Morricone, che potei ascoltare in una loro raccolta su doppio LP all’età di 8 anni.
Da quel momento in avanti la mia passione sfrenata per il cinema si è consolidata in quella altrettanto sfrenata per la musica per film. Ho collezionato, ad oggi, più di 23.000 colonne sonore, sia di compositori di casa nostra che stranieri del passato e del presente. Nel 2003, mentre lavoravo già da un bel po’ di anni come regista e autore televisivo tra Rai e Mediaset, ho concepito e messo nero su bianco, per merito di alcuni validi collaboratori e soci redattori, la prima rivista ufficiale italiana sulla musica applicata al visivo, Colonne Sonore – Immagini tra le note.
Essa è stata pubblicata dalla casa editrice da me fondata insieme ai suddetti, Ottava Arte Edizioni, per alcuni anni in formato cartaceo bimestrale e dal 2007 solo online (www.colonnesonore.net); la prossima estate celebrerà i suoi primi 20 anni.
In questo lungo arco di tempo sono riuscito a incontrare e intervistare, pure premiandoli in taluni casi, nomi illustri della Film Music – tra cui molti premi Oscar – quali John Williams, Ennio Morricone (primo abbonato della versione cartacea), Howard Shore, Pino Donaggio, Alan Silvestri, Alexandre Desplat, Hans Zimmer, Jerry Goldsmith, i fratelli Guido & Maurizio De Angelis alias Oliver Onions, Paolo Buonvino, Franco Piersanti, Nicola Piovani, Luis Bacalov e tantissimi altri. La mia testata è diventata in breve tempo l’unico vero punto di riferimento nel panorama giornalistico cine-televisivo-musicale italico (e non solo), facendo sì che alcune case editrici mi invitassero a scrivere libri sull’argomento colonne sonore e relativi compositori, nonché curare articoli per altre riviste musicali e cinematografiche (Audioreview, Vinile, Billboard Italia, Fumo di China).
Mi occupo come docente di corsi sulla musica applicata e la sua storiografia in conservatori, scuole e accademie. Sono direttore artistico del Premio Mercurio d’Argento di Massa in Toscana sulla musica per film e co-conduttore del programma web Soundtrack City insieme all’ideatore, compositore e music supervisor Marco Testoni (www.soundtrackcity.online); con il medesimo Testoni ho realizzato sul web l’Accademia CineArteMusica (www.cineartemusica.it), per poter apprendere l’arte dello scrivere colonne sonore dalla pre alla post produzione.
Ho lavorato occasionalmente come Capo Comparse per l’Avangard Agency di Massimiliano Chianese in Milano sui set di serie TV e film italiani e stranieri.
Anche se non si tratta di un romanzo, possiamo dire che i protagonisti di “Operazione Underscore” sono due: James Bond e la musica. Che tipo di relazione li lega?
La musica in un film svolge diverse funzioni, è un fluido che appare e scompare a seconda delle esigenze e con vari scopi, alcuni più epocali, altri più strutturali-funzionali. Sicuramente la musica che resta nella memoria popolare e sopravvive alla prova del tempo è quella che identifica un personaggio, un franchise, una serie o anche un singolo film.
E’ il caso di 007 che ha il suo James Bond Theme scritto da Monty Norman e arrangiato da John Barry in maniera impeccabile e già – consapevolmente o inconsapevolmente – miticizzante in partenza, in cui anche i più ignoranti di “cinema e note” sanno ritrarre l’agente segreto britannico con licenza di uccidere.
Quel tema è musica fatica, che serve a far riconoscere immediatamente non soltanto il personaggio ma anche un genere di film e un preciso atteggiamento rappresentativo ed evocativo. Poi c’è la musica che si lega a determinati capitoli di una saga (come nel caso di Bond), in particolare il main theme o il “tema canzone”, quello che diventa a sua volta fatico ma in maniera più specifica e localizzata a livello crono-topico.
Esempio: la più celebre canzone dei film di 007 crediamo sia Goldfinger, ma quella canzone si lega a un solo film e anche a un villain ben inquadrati e identificati, nonché ai primi film della saga, quelli dell’era Connery degli anni Sessanta. Così come Skyfall è diventata invece simbolo dei film dell’era Craig degli anni Duemila.
Poi c’è quella musica più genericamente definibile underscore (da qui il titolo del volume), che è la musica di commento, in senso di “pensiero parallelo” all’interiorità di un personaggio o di una situazione oppure di descrizione più materica ed emotiva di un accadimento in pellicola, ove lo score accompagna l’azione narrativa, farcendola coi suoni artistici creati dal compositore. Una relazione indissolubile e unicamente speciale, perché 007 non può vivere senza le sue sempre più iconiche – con il passare degli anni e dei mutamenti generazionali (stile, moda, tecnologia, cultura, ambiente e arte) – musiche e canzoni originali dei titoli di testa (e raramente di coda).
E’ sin dagli esordi una di quelle relazioni intimamente amorose e sociologicamente antropologiche, tali e profonde da essere un unicum nella storia della Settima Arte e della sua controparte sonora, l’Ottava Arte.
Come tutti i rapporti che si rispettino, con gli anni cambiamenti ed evoluzioni non sono mancati. Potete dirci, cronologicamente parlando, quali sono a vostro avviso le tappe più significative di questa “storia”?
Se parliamo in termini di note tra le immagini, l’evoluzione visivo-narrativo-musicale dei film di Bond, partendo da Sean Connery e arrivando a Daniel Craig, passando ovviamente per George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton e Pierce Brosnan, sta cronologicamente nelle tappe più evocative e dirompenti per merito degli scores di Agente 007 – Missione Goldfinger del 1964, con la regia di Guy Hamilton e la musica di John Barry e la mitica canzone Goldfinger (testo di Leslie Bricusse e Anthony Newley – musica di Barry), interpretata dall’esplosiva vocalità di Shirley Bassey; Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà del 1969, per la regia di Peter Hunt e score di John Barry e la canzone struggente e romantica oltre ogni dire We Have All the Time in the World (testo di Hal David, musica di Barry), cantata dalla leggenda, sul finire dei suoi gloriosi giorni artistici e terreni, Louis Armstrong; Agente 007 – Vivi e lascia morire del 1973, diretto da Guy Hamilton e musicato dal “beatlesiano” George Martin, con la fulminante canzone funky-rock-reggae Live and Let Die (scritta da Paul McCartney) e la performance al cardiopalma di Paul McCartney e i Wings; 007 – Bersaglio mobile del 1985, con la regia di John Glen e partitura del sempre impareggiabile John Barry, e la canzone tutta dance-pop A View to a Kill, con testo e musica dei Duran Duran; Il mondo non basta del 1999, diretto da Michael Apted e commentato dal degno erede di Barry, David Arnold, con la canzone energica The World Is Not Enough, con testo del grande Don Black, musica di Arnold e interpretazione accecante dei Garbage; Skyfall del 2012, diretto da Sam Mendes e musicato da Thomas Newman, dove a primeggiare è l’omonima canzone (testo e musica di Adele e Paul Epworth), cantata con tutta l’anima da Adele; No Time to Die del 2021, per la regia di Cary Fukunaga e con lo score di Hans Zimmer e l’omonima song (testo e musica di Billie Eilish e Finneas O’Connell), interpretata in fil di voce e funerariamente da un’intensa Billie Eilish.
In generale l’evoluzione di Bond più evidente e logica è quella connessa al cambio degli attori interpreti e quindi al loro modo di rendere e portare sullo schermo il personaggio nel contesto della storia raccontata nel capitolo di turno. Quindi certamente c’è stato un passaggio di consegne importante per esempio da Sean Connery a Roger Moore, così come non era semplice reimmaginarsi, a metà anni Ottanta, dopo oltre un decennio, uno 007 che non avesse più il volto, gli occhi e il fascino del gigionesco Moore.
Eppure sono arrivati Timothy Dalton prima e Pierce Brosnan poi. Fino a Daniel Craig, che ha reso Bond più umano e vulnerabile, un personaggio sofferto e addirittura… mortale!
Cosa rende le colonne sonore di 007 così affascinanti?
Tutto: il distinguibile sound, i leitmotiv intramontabili, quella sensazione perenne di rivoluzione cine-musicale attraverso le epoche e i suoi mutamenti sempre più repentini, le canzoni incancellabili entrate di diritto nell’immaginario collettivo (come logicamente le scores) e poi quel “vedere” la sagoma bondiana nella mitica intro delle scene denominate “gunbarrel “, dove il nostro amato 007 spara a suon dell’iconico suo tema nato dal pentagramma di Monty Norman.
Sicuramente le storie di Bond sono tutte affascinanti, qualcuna magari più di altre, e quindi ogni musica che le accompagna è un piccolo scrigno e porta in sé un fascino che le deriva dal solo fatto di essere stata concepita come colonna sonora di un film di 007. Poi, scendendo nel dettaglio, ogni colonna sonora ha i suoi momenti più esaltanti e appassionanti, ma anche quelli più anonimi e stratificati, che magari non sono tanto diversi da quelli di altri film del genere di 007 o di altra deriva.
Da un punto di vista strettamente stilistico, come si sviluppa “Operazione Underscore”? E con quale forma?
Senza “spoilerare” troppo, questo volume, unico nel suo genere nel panorama librario di casa nostra, colmerà l’enorme lacuna di altri libri italici sull’Agente Doppio Zero, parlando esclusivamente e con competenza autentica e appassionata delle colonne sonore bondiane dagli esordi all’ultimo film dei 25 usciti ad oggi.
Il libro è un volume di saggistica e quindi prevale il testo espositivo-informativo-argomentativo. Raccoglie in capitoli (che sono stati intitolati con lo stile di fantomatici film bondiani) sia saggi su argomenti che espongono l’evoluzione delle colonne sonore dei film della saga e le singole canzoni che le hanno caratterizzate (nonché del più celebre tema), sia approfondimenti sui film del filone spyaction e degli emuli bondiani, sia un’analisi più dettagliata della percezione delle singole colonne sonore nei 25 film ufficiali più i due apocrifi.
Non manca inoltre la voce di alcuni protagonisti diretti della saga di Bond, con interviste esclusive a loro.
La saga di James Bond è attualmente ad un punto cruciale. Si parla di una vera reinvenzione del personaggio, da un lato amatissimo, forse anche un po’ datato ma di sicuro successo commerciale. A vostro avviso, cosa succederà? E a livello sonoro, cosa potrebbe cambiare?
Bond è sempre imprevedibile e i produttori potrebbero reinventare il personaggio col semplice scopo di garantirgli ancora un futuro dopo aver iniziato a concepirlo in maniera forse troppo “seriosa e seriale”. Ovvero, fino a Brosnan (quindi al film La morte può attendere di vent’anni fa) ogni episodio era a sé, era un capitolo chiuso entro le due ore del girato, non prevedeva un antefatto né un seguito.
Con l’era “romantico-contemporanea” di Craig c’è stata la novità del legare tra loro i film, creando un prima e un dopo e un to be continued… Questo può essere interessante e funzionale, ma anche rischioso, perché determina l’esigenza di dominare con coerenza un copione e di sconvolgere sempre di più le situazioni per arrivare al “death moment di serie” e alla risoluzione finale. Il film di Bond-Craig inizia nel 2006 e finisce nel 2021, nessun film può essere visto e considerato come singolo momento e singola storia senza considerare tutti gli altri.
E’ molto probabile dunque che la EON proseguirà nella direzione della serialità e progetterà più di un film a partire da “Bond 26″… Accadrà in definitiva ciò che è sempre accaduto in 60 anni dalla sua comparsa sul grande schermo: un nuovo James Bond riveduto e corretto ai nostri giorni (pur sempre “shakerato, non mescolato”, come da tradizione…) e un nuovo compositore che, nel pieno rispetto dell’inevitabile James Bond Theme normaniano-barryano, dovrà far prevalere la sua identità sonora, lasciando il segno come hanno fatto i suoi colleghi prima di lui.
Cosa non sempre accaduta con la medesima facilità con la quale ne stiamo scrivendo. Quindi, good luck a chi avrà l’arduo compito (ma anche l’onore) di riportare in note un’ingombrante ma unica e speciale eredità musicale, riconosciuta globalmente, oggi come da sempre.
a cura di
Redazione